Marco Morabito, IBIMET CNR
Nel vasto campo della biometeorologia umana esiste un particolare settore indicato a livello internazionale come ergonomia ambientale ( => environmental ergonomics). Esso tratta di come gli ambienti dove le persone di solito vivono e lavorano hanno più o meno la capacità di generare verso i residenti abituali o provvisori un tipo comfort in primo luogo sensoriale, quindi legato a stimoli termici, luminosi e acustici e in definitiva capaci di generare quella percezione cognitiva di piacevolezza che è la più profonda definizione di comfort. Gli ambiti urbani sono sicuramente una delle realtà che riscuotono il maggior interesse nel campo della conoscenza ambientale. In ultima istanza per una ragione semplice: sono proprio questi i luoghi dove la maggior parte della popolazione umana in primis risiede, vive e svolge la propria attività di cittadino, nelle vesti sia di lavoratore che di consumatore di beni e servizi.
“In che modo il fenomeno indicato come “consumo di suolo” (soil sealing”) lega le dinamiche studiate scientificamente/professionalmente da biometeorologi e da figure strettamente legate all’ergonomia ambientale come architetti, paesaggisti, urbanisti e ingegneri?”
E’ una domanda importante perchè rende ragione di questo intervento e del ruolo di IBIMET CNR insieme a istituti come ISAFOM che hanno la specifica “mission” della misurabilità sul terreno. Le realtà urbane attuali, e specialmente in Italia quella delle grandi aree metropolitane, possono essere considerare un vero mosaico di luoghi, ognuno con proprie e specifiche fisiche ambientali, in relazione alla loro storia e alla loro evoluzione urbanistica e fondiaria nelle aree perimetrali. Questi sicuramente offrono a coloro che si occupano di microclimatologia urbana un’ampia varietà di situazioni da conoscere, dove lo stato corrente ambientale e termico non è sempre ben conosciuto nel suo insieme, e spesso risultano poco conosciute proprio le relazioni fra i comportamenti sociali e le dinamiche stagionali e diurne di parametri anche semplici come la temperatura percepita. Questa consapevolezza è strettamente legata al fatto che la città è una realtà dinamica, in perenne evoluzione, specialmente nelle aree di recente urbanizzazione. Il fenomeno dell’“isola di calore urbana” (Urban heat island) che determina un microclima più caldo all'interno delle aree urbane cittadine, rispetto alle circostanti zone periferiche e rurali (1) è un patrimonio percettivo generale ed è realtà oltre che sensibile, misurabile e rappresentabile tramite cartografia [Fig. 1].
Figura 1 Isola di calore notturna estiva di Bologna.
Questo “pattern” di anomalia urbana viene ricostruito tramite i dati provenienti da remote sensing satellitario e prende forma e sostanza in funzione della struttura urbanistica della città , della morfologia territoriale e dei fattori stagionali, con differenti dinamiche diurne e notturne. Fra i dati più utilizzati vi sono quelli NASA della missione MODIS che grazie ad un doppio passaggio giornaliero su scala globale fornisce prodotti apprezzabili nel campo termico. Con i prodotti mediati a 8 giorni di Land Surface Temperature(LST, temperatura superficiale del suolo) notturno e diurno è possibile fare analisi apprezzabili della struttura termica urbana con una risoluzione orizzontale di circa 1 km. Si tratta di una fonte di dati recentemente utilizzata dal nostro Istituto per fare uno studio sull’analisi del rischio spaziale da caldo per la popolazione anziana (2, http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0127277) (Fig. 2)
Figura 2: Mappa ad alta risoluzione di rischio da caldo per i soggetti anziani in varie città italiane.
Si deve tenere conto che il fenomeno delle isole di calore si sovrappone a un trend di segnali globali, noti sotto il termine di Global Change, che in molte zone della fascia temperata boreale si manifestano come aumento della temperatura media delle masse d’aria specie quelle di origine tropicale o sub tropicale.
Quindi ogni fattore locale o globale che tende a magnificare il fenomeno urbano di isola di calore manifesta il suo impatto determinando quel differenziale di benessere fra ambienti rurali e urbani, riducendo la qualità della vita degli abitanti e in particolar modo quelle delle classi di popolazione indicate come più fragili. Indicatori di impatto sulla salute generalmente utilizzati in ambito epidemiologico, come la mortalità , morbilità , o la produttività urbana, dimostrano questo nel contesto europeo (3). Questo richiede da parte dei decisori politiche di adattamento resiliente che hanno come orizzonte la mitigazione urbana e periurbana.
Attualmente alcuni ricercatori stanno utilizzando i dati ad alta risoluzione forniti dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), pubblicati nell’ambito del rapporto “Il consumo di suolo in Italia - Edizione 2015” (4).
“Grazie a questi dati aggregati sulla maglia MODIS è possibile rispondere alla domanda che ci siamo posti in precedenza e fornire anche delle risposte quantitative valide per alcune delle grandi città italiane.”
In particolare l’obiettivo del lavoro è stato quello di valutare la variazione della temperatura superficiale del suolo (LST) al variare della quantità di suolo consumato.
Il grafico di Milano parla chiaro, al crescere del consumo di suolo in una delle città studiate, la temperatura di superficie aumenta in modo significativo su base annuale (Fig. 3). E’ un’analisi attesa ma oggi verificabile con i dati messi a disposizione da ISPRA, a cui va reso il merito di un grande servizio nazionale adottando lo schema OpenData, messi in relazione con quelli di temperatura superficiale (LST) ottenuta da dati satellitari MODIS (MODerate-resolution Imaging Spectroradiometer) disponibili grazie alle missioni NASA.
Figura. 3 Relazione fra superfici di suolo consumato e LST diurna nel comune di Milano
Lo sforzo compiuto dall’iniziativa CNR sul consumo di suolo è un’azione di consapevolezza che un argomento così importante può avere ricadute complessive molto diversificate e che abbraccia un approccio multi disciplinare. In conclusione, seguendo la linea dell’ottimo articolo di Jacopo Ottaviani (5), data-journalist italiano, che introduce nell’immaginario descrittivo del consumo suolo un’unità di misura di superficie non standard ma molto comunicativa, ossia il “campo di calcio equivalente”, abbiamo calcolato quanti campi di calcio fossero da “consumare” per far aumentare di 1 °C la temperatura nelle varie città su base stagionale (Tab. 1). Come si vede ogni città reagisce in maniera diversa denunciando un carattere di “località ” della questione in funzione delle proprie caratteristiche specifiche.
CittÃ
|
ANNO
|
PRIMAVERA
|
ESTATE
|
AUTUNNO
|
Bologna
|
39
|
21
|
27
|
88
|
Firenze
|
46
|
27
|
34
|
76
|
Milano
|
45
|
32
|
28
|
98
|
Palermo
|
35
|
27
|
38
|
36
|
Roma
|
48
|
21
|
43
|
136
|
Media
|
43
|
26
|
34
|
87
|
Tabella. 1: Suolo consumato (espresso in termini di n. di campi di calcio: 7140 m2) necessario per avere un aumento di 1 °C della temperatura superficiale urbana diurna.
Riferimenti:
1.Wikipedia Enciclopedia Libera https://it.wikipedia.org/wiki/Isola_di_calore
3.The effect of global warming and urban heat islands on mortality, morbidity and productivity in The Netherlands, (2013), H A.M.Daanen, W.Jonkhoff, P . Bosch, H. T.Broeke Proceedings of the 15th International
4.Rapporto sul Consumo di Suolo in Italia, ISPRA, http://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/rapporti/il-consumo-di-suolo-in-italia-edizione-2015
5.Ogni anno in Italia scompare sotto il cemento una superficie grande come Milano, Jacopo Ottaviani, Rivista Internazionale 28 maggio 2015, http://www.internazionale.it/notizie/2015/05/28/italia-consumo-suolo-dati
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