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Consumo del suolo e agricoltura: appunti per una nuova prospettiva

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Figura 1. Convegno Consumo di suolo http://www.ancitoscana.it Scandicci
Consumo del suolo e agricoltura: 
appunti per una nuova prospettiva

Dott. Daniele Vergari 
Accademia dei Georgofili
Associazione Giovan Battista Landeschi

Se per consumo di suolo s’intende il passaggio da coperture agricole e naturali a coperture urbane; una tipologia di transizione che altera tutte le funzioni dello spazio iniziale in modo permanente (Pilieri 2009) bisogna riconoscere che l’agricoltura è veramente messa male.
Stretta fra la costante perdita di terreno fertile nelle aree di pianura sia del nord che del centro dove, ai campi estesi con le vecchie piantate, si sono sostituite brutte aree industriali o artigianali, con capannoni che adesso, in non pochi casi, sono abbandonati, vuoti, o semplicemente ai limiti della legalità per la presenza di laboratori abusivi con operai e operaie sfruttate come all’inizio del XX secolo.
Dall’altra parte un aumento delle aree boscate senza controllo e soprattutto senza senso, percepito però da gran parte della popolazione, come aree naturali di elevata qualità ambientale.
L’agricoltura, schiacciata fra queste due posizioni viene costantemente a perdere, da una parte i terreni migliori – quelli di pianura – fertili e adatti a coltivazioni estensive, e dall’altra quelli collinari forse meno fertili ma destinati a produzioni di qualità. Nelle aree montane poi il problema è ancora più grave. La scarsa agricoltura rimasta, legata alla pastorizia, vede erodere pascoli e prati rendendo così ancora più difficile l presidio del territorio da parte degli agricoltori.
Quando si parla di consumo di suolo chi, meglio degli agricoltori, dovrebbe dire qualcosa? Non è stata forse l’agricoltura ha subire più di tutti l’espansione incontrollata dell’urbanizzazione degli ultimi anni?
Ma con quali conseguenze?
In primis, il delicato reticolo idraulico di molte aree di pianura, costruito con il lavoro di generazioni di agricoltori, è stato interrotto o – in molti casi – completamente sconvolto. Le conseguenze le abbiamo sotto gli occhi di tutti: in certe aree bastano eventi piovosi di media intensità per provocare allagamenti, danni, esondazioni. Fossi e fossetti, che caratterizzavano molte aree di pianura e che permettevano l’emungimento delle acque integrandosi, in modo funzionale, nel paesaggio e nel territorio è stato eliminato e interrotto da strade e infrastrutture, come molte aree industriali, nate più per scopi speculativi che per reali necessità produttive.
Infine la presenza, sempre più diffusa di larghe aree incolte ai margini delle città; aree residuali dell’ampio tessuto agricolo periurbano che di fatto, con l’abbandono, la mancanza di lavorazioni, rappresentano zone quasi impermeabilizzate.
In questo senso la nascita della “Banca della terra” in Toscana per il recupero e la coltivazioni degli incolti produttivi va letta come un’azione virtuosa.

Figura 2. Convegno Consumo di suolo http://www.ancitoscana.it

La “banca della terra”, normata dal Regolamento 60/R del 2014 , è un inventario completo e aggiornato dell’offerta dei terreni e delle aziende agricole di proprietà pubblica e privata che possono essere messi a disposizione di terzi (tramite operazioni di affitto o di concessione). Una banca dati in primo luogo e promossa da Regione Toscana- E' l'esempio di una risposta concreta e finalizzata.
I dati, infatti, confermano una riduzione di SAU in Italia consistente negli ultimi anni. E
mentre larghe parti della penisola vengono abbandonate aumentano le frane, i danni da esondazione (ovvio visto che i terreni di pianura vicino ai fiumi sono stati urbanizzati), è recente la notizia che ormai l’agricoltura italiana non è autosufficiente per le principali produzioni alimentari, principalmente per la carenza del territorio necessario per tali produzioni (vedi http://www.georgofili.info/detail.aspx?id=2226).
Ma il problema raramente osservato, se non da autorevoli fonti scientifiche, è il tema della riduzione della fertilità dei suoli che è in drammatica diminuzione attestandosi a percentuali vicine alla soglia che indica la desertificazione dei suoli (sotto l’1% di sostanza organica).
Sarebbe un peccato non cogliere nella discussione sul consumo del suolo l’occasionestrategica di inserire anche l’agricoltura in una discussione che vede ingegneri, architetti, paesaggisti, discutere di azioni che hanno un forte impatto sulle attività rurali.
Se le politiche pianificatorie e le opportunità di sviluppo rurale devono avere un senso queste devono vedere anche la partecipazione del mondo agricolo, degli agronomi e della comunità degli agricoltori.
Ben venga dunque una legge sul consumo del suolo ma è necessario dare all’agricoltura quel ruolo che ha perduto ma è necessario fare un salto culturale che passi dalla semplice conservazione della risorsa suolo alla gestione di quel patrimonio comune che si può chiamare suolo con la S maiuscola.
Come farlo?
Le possibilità sono tante e tanti gli stimoli che la ricerca ha prodotto in questi anni. Innanzitutto dovremmo cambiare paradigma, visione del mondo rurale e iniziare a premiare i comportamenti virtuosi attraverso la riduzione o l’eliminazione della IMU agricola a chi svolge annualmente operazioni banali – oltre il minimo prescritto dalle norme europee -sui terreni incolti (sovesci o arature per aumentare corpi idrici). Simili politiche potrebbero essere adottate per chi, in collina, dispone le colture per traverso ( lungo le linee di minima pendenza) e non a rittochino ( lungo le linee di massima pendenza) , là dove possibile, e per chi aumenta e conserva la fertilità naturale del terreno. Il costo sarebbe di molto inferiore ai benefici per l’intera collettività. Basterebbe avere il coraggio di fare scelte di lungo periodo.

Invitiamo il mondo agricolo al coraggio per riprendere voce sulle decisioni che riguarda il futuro di questo settore cosi delicato e importante nella vita civile ed economica della nostra Repubblica Italiana.




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