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Salvaguardia della risorsa suolo

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Su come i pedologi debbano tornare attori primari nella salvaguardia della risorsa suolo 

Il Gruppo Suolo Europa del Forum Salviamo il Paesaggio e Difendiamo i Territori: suolo.europa@gmail.com

Un articolo pubblicato nel 1997 poneva la questione se considerare la pedologia morta e sepolta [1]. Provocatoriamente la domanda sollecitava i pedologi a “uscire” dalla loro dimensione scientifica che a quel tempo rifiutava tutte "contaminazioni". Per fortuna in questi quasi venti anni c'è stato uno sforzo per inglobare nel ruolo della pedologia il compito di definire l'estensione, la distribuzione, le proprietà, l'idoneità e la vulnerabilità dei suoli come base per la gestione sostenibile del territorio. La pedologia è riuscita così ad uscire dal proprio isolamento scientifico. Prima la definzione di un approccio olistico alla scienza del suolo (lanciato a livello internazionale dai ricercatori europei sostenuti dalla Direzione Generale Ricerca della Commissione Europea) e poi un numero sempre maggiore di ricerche integranti e innovative permettono oggi a pianificatori e politici [2] di disporre di utili elementi decisionali.

Va tutto bene allora?

Purtroppo no, siamo ancora in una situazione nella quale le decisioni sull’uso del suolo, del territorio e del paesaggio sono prese indipendetemente dai dati scientifici sul degrado e la perdita di fertilità della risorsa suolo. Il dibattito che in Italia si trascina per ottenere una legge sul suolo ne è la dimostrazione. Urge assegnare una nuova responsabilità ai ricercatori e scienziati del suolo, quella di divenire attori nella pianificazione del territorio. Per primi essi devono assumersi la responsabilità di proteggere il suolo per le generazioni presenti e future - ricordiamo che queste ultime non consumano e non votano e quindi vengono raramente prese in considerazione -.

Da dove iniziare?

Dall’imporre il Suolo come bene comune il cui uso sostenibile è inserito nel contesto del territorio e del paesaggio in cui si trova. Se si vuole una società economicamente praticabile nel corto periodo e ecologicamente sostenibile nel lungo, va da sé che l’interazione degli aspetti biofisici e socioeconomici li rende fra loro inscindibili. Ed è proprio in questo tipo d’approccio che l’essere umano ha la totale responsabilità nel determinare il degrado o la salvaguardia del suolo per le generazioni future.
Imporre è una parola drastica, ma non possiamo più permetterci di usare eufemismi. I dati sulla perdita di suolo fertile in Europa e nel mondo sono inconfutabili. La situazione di degrado e di occupazione dei suoli in EU ha assunto dimensioni oltremodo drammatiche e insostenibili: tra il 1990 e il 2000 si stima una perdita di superficie di suolo pari a 275 ha al giorno; tra il 2000 e il 2006 si è avuto un ulteriore incremento della perdita del 3%. Ciò ha comportato una perdita di produzione agricola equivalente a 6,1 milioni/anno di tonnellate di grano solo nel periodo 1990-2006 [3].
La Commissione Europea da anni denuncia il degrado e la cementificazione dei suoli su tutto il territorio europeo. Già nel 2006 aveva predisposto una strategia tematica per la protezione del suolo [4]. Essa aveva come obiettivo di proteggere il suolo consentendone un uso sostenibile, attraverso la prevenzione da un ulteriore degrado, la tutela delle sue funzioni e il ripristino dei suoli degradati. In altre parole, la strategia tematica proponeva misure destinate a proteggere il suolo e a preservarne la capacità a svolgere le funzioni ecologiche, economiche, sociali e culturali che gli sono proprie. Ricordiamo che essa si basava su quattro pilastri: i) l’istituzione di un quadro legislativo volto a proteggere e utilizzare i suoli in modo sostenibile; ii) l’integrazione della protezione del suolo nelle politiche nazionali e comunitarie; iii) il rafforzamento della base di conoscenze; iv) una maggiore sensibilizzazione del pubblico.
Dopo otto anni, passati senza riuscire a ottenere un accordo per la sua adozione ufficiale da parte degli Stati Membri, la Commissione, nell’aprile 2014, ha deciso di ritirare la proposta di direttiva.
La necessità di una strategia europea per la protezione del suolo non è da dimostrare. Di fronte all’impasse europeo incombe alla società civile organizzarsi. Senza una forte spinta da parte dei cittadini e di chi li rappresenta, la Commissione Europea non sormonterà gli ostacoli che da otto anni vengono posti dagli Stati Membri. Tocca quindi ai cittadini europei e alle loro associazioni il compito di essere attori primari e prendere le iniziative necessarie a promuovere dal basso la protezione dei suoli a livello europeo. Inoltre, dal 2009 i cittadini europei hanno il diritto di proporre legislazioni comunitarie. Le associazioni della società civile (CSOs) portatrici di interessi diffusi devono porsi l'obiettivo di indirizzare le funzioni legislative dell’UE su suolo, territorio e paesaggio. Contemporaneamente urge migliorare la formazione e aumentare la consapevolezza e la presa di responsabilità da parte dei decisori politici e degli attori locali che devono applicare le normative nazionali ed europee esistenti.
Serve un quadro di riferimento comune a tutti i paesi membri dell’UE, senza il quale si avranno situazioni insostenibili a seconda dei vari scenari nazionali. L’Italia o la Svezia o Cipro non possono considerarsi “autonome” quando é a rischio la sicurezza alimentare e ambientale dei loro territori e delle loro popolazioni.

Questo è il contesto in cui, all’interno del Forum Nazionale “Salviamo il Paesaggio – Difendiamo i Territori (SIP), si è costituito un gruppo di volontari, Gruppo Suolo Europa (SIP-GSE), per verificare la possibilità di intraprendere azioni di salvaguardia del suolo a livello italiano e europeo. Tale verifica, fatta con contatti personali e in vari convegni, ha evidenziato che già esiste una forte richiesta di azioni a livello europeo per far ritornare il suolo come elemento prioritario dell’agenda europea. Partendo da queste esigenze, il 18 giugno in un convegno specifico tenutosi all’EXPO di Milano, é stata lanciata l’azione europea People4Soil 5 cui il SIP-GSE ha formalmente aderito.

Concretamente

Le azioni che il SIP-GSE si propone di concretizzare nell’ambito della People4Soil in stretta collaborazione con le associazioni europee e italiane che aderiranno sono:

1) Proposta di direttiva europea basata sull’iniziativa popolare (ICE);
2) Strumenti di comunicazione per diversi livelli (mondo scolastico, politici, responsabili decisionali, accademici, imprenditori edili, agricoltori …);
3) Piattaforma di comunicazione e di informazione (media e grande pubblico);
4) Preparazione di strumenti per controllare le decisioni delle autorità locali (comune, provincia e regione);
5) “Marcare” gli eletti nei parlamenti nazionali e europei (azione in cui sottolineare l’importanza e il ruolo della associazioni aventi radicamento territoriale);
6) Realizzazione di strumenti specifici di comunicazione, come ad esempio un social movie sul suolo e per l’Italia e per l’Europa creato con l’interazione via reti sociali;
7) Organizzare una riunione prima della fine dell’anno (in concomitanza con la fine del Soil Year in dicembre?) con le associazione europee interessate, per definire una roadmap e le relative strutture di analisi - controllo compartecipate;
8) Altre azioni identificate congiuntamente su proposta delle associazioni aderenti.

E’ evidente che tale impostazione non può essere affrontata solo dal gruppo SIP-GSE. Per questo é stato lanciato l’appello “Angeli del Suolo” 6. Una chiamata “alle armi” cui stanno aderendo volontari e associazioni.

La strategia comunitaria

Per marciare assieme verso uno stesso obiettivo abbiamo bisogno di definire un quadro comune. A tale scopo è necessario raccogliere le idee da convogliare nella discussione a livello italiano e europeo. L’obiettivo finale è formulare gli elementi fondanti di una nuova proposta di direttiva europea sul suolo.

Ecco schematicamente i punti che consideriamo particolarmente importanti:
  • Suolo bene comune ambientale che appartiene alle generazioni future;
  • Salvaguardia dei valori ecologici, sociali e culturali del suolo, del territorio e del paesaggio;
  • Suolo, territorio, paesaggio come interesse pubblico e generale (utilità sociale) che sovrasta l’interesse privato (concetto contenuto nella nostra Costituzione);
  • Valorizzazione di suolo, territorio e paesaggio; insieme a definizione dei costi diretti e indiretti del degrado o della perdita;
  • Responsabilità e solidarietà verso i più demuniti (poveri), i più distanti (glocalizzazione: land grabbing), i più indifesi;
  • Promozione della cultura, della ricerca scientifica e tecnica, nonchè tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico (dall’art. 9 della costituzione italiana);
  • Identificazione della difesa giuridica del suolo, del territorio e del paesaggio: a livello locale, nazionale, Europeo (ad es. modificazione del mandato dell’Agenzia Europea dell’Ambiente);
  • Lotta all’utilizzazione di terreni a meri fini speculativi o da parte di organizzazioni criminali (es. Terra dei Fuochi);
  • Grande azione di comunicazione e di informazione sull’importanza di suolo, territorio e paesaggio per la vita presente e futura, attraverso linguaggi e dimostrazioni adeguati a ogni gruppo target;
  • Introduzione del controllo democratico onesto e lungimirante su suolo, territorio e paesaggio (basato sui concetti della sostenibilità) da parte delle organizzazioni della società civile (incluso dialogo con le associazioni di agricoltori, costruttori, pedologi, …);
  • Sostegno di amministratori locali, nazionali, europei determinati ad affrontare problemi relativi all’occupazione e impermeabilizzazione dei suoli; formazione degli altri attori pubblici alla salvaguardia di suolo territorio paesaggio (“marcare - nel senso sportivo del termine - un politico”);
  • Pianificazione territoriale basata su un approccio democratico e trasparente (informazione e partecipazione), vincolato all’approvazione degli abitanti delle aree interessate;
  •  Concentrazione dello sviluppo territoriale solo in aree già urbanizzate o dismesse.
Questo è quanto proponiamo alla base del lancio del movimento che converge in People4Soil. Lo strumento da usare è il dialogo e la partecipazione. Ci prefiggiamo di arrivare alla proposta di direttiva popolare europea tramite un coinvolgimento diretto dei cittadini in tutte gli Stati membri dell’UE, in particolare discutendo e comunicando con i “non addetti al lavoro” e facendo in modo che la cerchia di persone che si occupa della risorsa suolo sia sempre più vasta e responsabile. Il treno si è messo in moto con l’intenzione di concretizzare il lancio della campagna prima della fine di questo anno 2015, consacrato dalle Nazioni Unite al Suolo. Il 2016 potrebbe quindi essere l’anno per raccolta ufficiale delle firme.

Se non vogliamo che la pedologia torni a essere argomento “morto e sepolto”, i ricercatori e gli scienziati del suolo devono partecipare concretamente a questo movimento della società civile che si prefigge il cambiamento delle politiche afferenti al suolo a livello locale nazionale e europeo. In altre parole coloro che hanno per missione di toccare il suolo, devono aiutare le associazioni della società civile a sporcarsene le mani.



Bibliografia

1 Is pedology dead and buried? - L. R. Basher - Australian Journal of Soil Research 35(5) 979 - 994 (1997) 
2 Recuperiamo Terreno – Analisi e prospettive per la gestione sostenibile della risorsa suolo – Michele Munafò e Marco Marchetti - FrancoAngeli Editore - 2015
3 http://ec.europa.eu/environment/soil/pdf/guidelines/IT%20-%20Sealing%20Guidelines.pdf
4 http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM:2006:0231:FIN:it:PDF
5 http://www.people4soil.eu/index-en.php
6 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2015/06/un-appello-urgente-per-gli-angeli-del-suolo/

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