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Il 5 agosto alle ore 14.30 a Padiglione Italia, Milano Expo2015, si svolgerà la Conferenza
Da scarto a risorsa: il concetto di bioraffineria applicato alle produzioni alimentari coordinata da Nicoletta Ravasio dell'Istituto di Scienze e Tecnologie Molecolari (ISTM).
L’evento è organizzato insieme all'azione europa COST (European cooperation in science and technology) EUBis: Food waste valorisation for sustainable chemicals, materials & fuels, il cui scopo è quello di coinvolgere un gran numero di ricercatori e portatori di interesse provenienti da 30 paesi europei per esplorare il potenziale degli scarti della filiera alimentare come sorgente di carbonio alternativa per l’industria chimica.
PROGRAMMA
Tendenze attuali e future nella valorizzazione degli scarti della filera alimentare per la produzione di prodotti chimici, materiali e combustibili.
La mappa degli scarti
(presentazione e dimostrazione di una mappa interattiva che permette di individuare dove e che quantità di un determinato scarto venga prodotta in Europa)
- Prof. James Clark, University of York, UK
Dagli scarti della filiera alimentare a nuovi prodotti
-Nadia Plata, Eptes, Vevey, CH
(l’imprenditrice svizzera dell’anno 2013 illustrerà la tecnica innovatrice per l’estrazione di molecule ad elevato valore da scarti agro-alimentari alla base della sua azienda)
Da una economia lineare ad una economia circolare attraverso la valorizzaione degli scarti della filiera agroalimentare
-Lucinda Tolhurst, Lucid Insight, Oxford, UK
(la fondatrice di Lucid Insight illustrerà la catena di produzione e distribuzione del cibo dalla fattoria alla forchetta individuando la produzione di scarti in ogni fase ed esemplificando poi i vari modi di riutilizzo)
Film edibili da scarti di gamberi o pastazzo di agrumi
-Salvatore Raccuia, ISAFOM CNR, Italy
Scarti di frutta e verdura: la ruota della valorizzazione degli scarti
(la ruota verrà presentata nell’auditorium o al ricevimento in modo che I visitatori possano toccare, annusare ed eventualmente assaggiare i prodotti ottenuti dagli scarti)
-Thierry Talou, INP ENSIANET, Tolosa, France
“Bucce, scarti e Cucina Circolare”
-Igles Corelli, Ristorante Atman, Pescia, Italy
(proiezione e commento di un video sul recupero degli scarti in cucina)

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Hashtag: #VivaioRicerca #FoodWaste
La valorizzazione degli scarti della filiera agro-alimentare può portare ad un ciclo virtuoso, in accordo col concetto di economia circolare. È quanto sosterrà Lucinda Tolhurst, la fondatrice di Lucid Insight, nel corso dell’evento “Da scarto a risorsa” in programma il 5 agosto presso Padiglione Italia.

Lucinda accompagnerà il pubblico in un viaggio lungo la catena produttiva e distributiva del cibo dalla fattoria alla forchetta fornendo esempi di come sottoprodotti, residui e scarti di ogni stadio della catena stessa possano essere recuperati ed utilizzati, dai residui in campo agli scarti dei grandi processi industriali fino al recupero di valore dai residui della grande distribuzione e dagli scarti del consumatore.

Esaminerà poi diversi approcci per andare oltre il concetto tradizionale di catena distributiva muovendosi verso un “ciclo di distribuzione” chiudendo il cerchio attraverso il recupero degli scarti per restituirlo all’agricoltura o per produrre bio-prodotti in modo tale che tutte le risorse rimangano nel ciclo, riducendo così anche la dispersione dell’eccesso di nutrienti nell’ambiente.
Verranno esaminati vari livelli di valorizzazione, dalla formulazione di mangimi ai prodotti chimici di specialità analizzando come questo approccio possa ridurre la dipendenza dal petrolio. In particolare si illustrerà un modello per l’industria lattiero-casearia basato su una analisi di dati commerciali, attività di ricerca e scenari futuristici di bioraffineria.


#Hashtag: #VivaioRicerca #FoodWaste
Gli scarti non devono essere considerati un peso per la società, ma una risorsa che può generare opportunità di business e profitto

L’evento del 5 agosto ospiterà Nadia Plata, che dopo una laurea in chimica, un dottorato in biotecnologie, un diploma in diritto internazionale dell’ambiente e una brillante carriera nella ricerca e sviluppo di importanti aziende svizzere e australiane, ha fondato la società Eptes per sviluppare una sua invenzione.

Si tratta di uno strumento che cattura i composti volatili e li isola individualmente attraverso crio-distillazione. Questo apparecchio, un sapiente miscuglio di sensori, sonde e componenti elettronici, è rivolto in particolare ai settori dell’ambiente, dell’alimentazione, degli aromi o dei profumi.

“Mi sono dannata per mettere insieme tutte le professionalità necessarie a dar vita a questo apparecchio, dice. Catturare dei composti naturali permetterà ai nostri clienti di re-introdurli in un alimento o in un profumo. Per semplificare lo yogurt alla fragola di domani potrebbe essere prodotto non più con aromi artificiali ma con molecole raccolte direttamente da un frutto vero.”

Le vendite sono iniziate nel settembre 2011 e per la sua attività Nadia ha guadagnato il premio per l’imprenditrice svizzera dell’anno nel 2013.


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Gli scarti agroalimentari possono diventare una risorsa per l’industria. 

Per illustrare tali opportunità, il 5 agosto il Cnr sarà presente con un evento all’Expo.
La ricerca è già in corso da alcuni anni e i primi risultati sono consolidati: produrre e sviluppare nuovi materiali, alternativi ai prodotti di sintesi, partendo da residui vegetali e agroalimentari è possibile. “Determinanti sono le molecole di base presenti nei materiali di scarto”, spiega Nicoletta Ravasio dell’Istituto di scienze e tecnologie molecolari (Istm) del Cnr. “Ci stiamo concentrando su alcune filiere distribuite su scala mondiale: succhi di frutta, latte, riso, pane e prodotti da forno e, in Italia, Spagna e Francia, sui cicli produttivi del pomodoro e del vino. “In questi settori, stupiscono i numeri: circa 135 mila tonnellate di scarti dalla lavorazione industriale del pomodoro, 1,5 milioni dall’uva da vino, 1,9 milioni di paglia, 0,3 milioni di lolla, 0,1 milioni di pula dal riso solo in Italia, per il periodo 2012-2013”.

“Dalla lavorazione dei semi di uva, dal pomodoro, dalla zucca e dai fondi di caffè attraverso diverse combinazioni chimiche ecosostenibili in via di perfezionamento è possibile produrre un olio vegetale potenzialmente utilizzabile dall’industria”, precisa Ravasio. Ci sono poi resti di cibo potenzialmente inquinanti. Il siero di latte, ad esempio, contiene lattosio, uno zucchero che fermenta a contatto con altre sostanze, e va quindi trattato come rifiuto speciale: il suo smaltimento negli impianti di depurazione può essere un problema. “All’Istm-Cnr i ricercatori hanno messo a punto un processo di trasformazione del lattosio in zuccheri semplici, sorbitolo e dulcitolo, per la produzione industriale di dolcificanti ipocalorici. Anche la paglia del riso è uno scarto potenzialmente inquinante: lasciata sul campo, re-interrata in assenza di ossigeno, produce emissioni di metano, un gas a effetto serra. Si calcola che questa pratica produca il 10-15% delle emissioni di metano nel mondo”, aggiunge l’esperta. “Utilizzando la paglia del riso si possono invece ottenere resine bio per materiali plastici, come avviene per altre biomasse, quali il grano e il mais. Combinando le resine con altre fibre naturali, come il lino o la canapa, ma anche con piume di pollo, si ottiene un cuoio vegetale 100% bio, oggetto di intensa attività di ricerca e sviluppo nella catena produttiva delle calzature sportive. Sia Nike che Puma sono fortemente interessate ad utilizzare questo materiale”.

C’è poi la lana degli ovini, in Italia non commercializzata e, che, combinata a fibre vegetali, può essere usata per produrre pannelli isolanti termici e acustici particolarmente apprezzati nell’edilizia.

All’Expo verranno presentate mappe interattive sulla disponibilità mondiale di scarti, elaborate per i potenziali investitori del settore. Ai visitatori sarà mostrata una 'ruota delle combinazioni’, con la quale scoprire nuove trasformazioni: un modello interattivo 3D che consentirà al pubblico di toccare, annusare e talvolta assaggiare gli scarti, ma soprattutto i prodotti ottenuti.

Lo chef Igles Corelli illustrerà invece come recuperare gli scarti in cucina, trasformandoli in ricette creative.

Sono previsti inoltre interventi di divulgatori scientifici per presentare le potenzialità economiche di una ricerca che attende di divenire operativa. “Per farlo”, conclude Ravasio, “occorre una vera e propria rivoluzione del pensiero, non solo a livello politico. Un cambiamento di mentalità che apra alla formazione di 'start-up di settore’ così come avviene già in altri paesi, nella consapevolezza che lo scarto, prima di essere un rifiuto, è una potenziale risorsa da sfruttare”.

Maria Teresa Orlando
Almanacco della Scienza



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Gli scarti non sono rifiuti da smaltire. Sono risorse dalle quali è possibile ricavare nuova ricchezza, 100% bio ed ecosostenibile. 
Insomma: nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.
È una delle nuove frontiere della ricerca in campo agroalimentare, come spiega Nicoletta Ravasio, ricercatrice dell’Istituto di Scienze e Tecnologie Molecolari del Cnr (Istm Cnr), che il prossimo agosto organizzerà all’Expo di Milano un evento sulla valorizzazione degli scarti prodotti dal settore agroalimentare.
L’iniziativa si inserisce nell’ambito dell’azione di ricerca europea Cost (European cooperation in science and technology).
UN SALTO DI QUALITÀ Partiamo sgombrando il campo da equivoci: non stiamo parlando né di utilizzo dello scarto come biomassa per produrre energia, né tanto meno di riciclo. Il concetto del “non si butta via niente” fa un salto di qualità: non si tratta infatti riutilizzare, quanto di sintetizzare dallo scarto qualcosa di completamente nuovo e richiesto dal mercato. Ancora: non tutti gli scarti almeno per ora sono destinati a trasformarsi in qualcosa di utile. «La ricerca – spiega Ravasio – è concentrata su alcune specifiche filiere: succhi di frutta, riso, latte, pane e prodotti da forno, in Italia anche pomodoro e vino. Partiamo dai numeri: nel nostro Paese, secondo i dati di Ravasio, vengono prodotti ogni anno (dati 2012/2013) circa 135mila t di scarti dalla lavorazione del pomodoro da industria (buccette, semi), 1,5 milioni di t dall’uva da vino (buccette, semi, graspi), 2,2milioni di t di paglia, 0,3 milioni di lolla, 0,1 milioni di pula (bran) dal riso. Scarti non solo consistenti, ma in alcuni casi anche “pericolosi”: «la paglia da riso è inquinante. Poiché non si sa cosa farne, gli agricoltori la reinterrano: una pratica che genera 60 kg dimetano per ogni tonnellata interrata». Anche il siero del latte nel mondo se ne producono circa 200 milioni di t rappresenta un problema, perché contiene moltissimo lattosio, uno zucchero che deve essere trattato prima di essere smaltito. Pensiamo poi alle difficoltà logistiche connesse alla gestione del pane: secondo una ricerca della catena Tesco, il 40% degli avanzi nella grande distribuzione è rappresentato da pane e prodotti da forno. Che farne? La risposta, grazie allo sforzo dei ricercatori, è multiforme. Dagli scarti dell'industria agrumaria, ossia dalle bucce d’arancio, chiamate “pastazzo", si riescono a ricavare solventi bio, mentre sono stati effettuati tentativi per ottenere materie plastiche. Le bucce d’arancio, come quelle della mela, contengono inoltre pectine, sostanze tradizionalmente utilizzate come addensanti, per le quali la scienza sta cercando nuovi sbocchi industriali.

SORBITOLO E DULCITOLO
Dai residui di lavorazione del riso, del pomodoro e dell’uva si ottiene invece olio vegetale, «sempre più richiesto dall’industria per scopi energetici». Per il siero del latte sono in studio diverse soluzioni: in primo luogo si sta sperimentando la possibilità di trasformare il lattosio in sorbitolo (noto dolcificante) e in dulcitolo, sostanza ancora poco conosciuta, ma che potrebbe essere valorizzata nell’industria alimentare. Entrambi potrebbero inoltre essere destinati alla produzione di prodotti bioplastici. Infine il pane: gli avanzi possono essere utilizzati per ricavare acido polilattico, polimero dal quale si ricavano pellicole biodegradabili, sacchetti di bioplastica, materiali medici e sieri cosmetici. Insomma, le possibilità sembrano essere numerose. Ora sta alla società e alla politica fare in modo che si trasformino in opportunità economiche. «Il settore è ancora giovane, ha mosso i suoi primi passi negli ultimi anni. Non siamo ancora arrivati alla fase operativa, ma l’interesse, sia della ricerca che dell’opinione pubblica, è molto alto. Ora sarebbe importante uno sforzo del legislatore, che dovrebbe creare un ambiente favorevole a certe pratiche, che potrebbero avere ricadute importanti sull’economia, sull’occupazione, sulla formazione di start up».

Federica Levi
Nova Agricoltura

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