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«La definizione scientifica dell’agricoltura di precisione – spiega Alessandro Matese, ricercatore dell’Istituto di Biometeorologia Ibimet del Cnr – è un sistema integrato di informazione e di gestione delle produzioni agricole che utilizza un approccio sito-specifico al fine di incrementare l’efficienza, la qualità, la redditività della produzione e ridurre al minimo gli impatti ambientali dell’attività agricola».
In sostanza si tratta di una serie di tecnologie – stazioni meteo, sensori wireless, sistemi informativi integrati, droni – che tendono a monitorare all’interno di un campo aree diverse per caratteristiche e comportamento (ad esempio temperatura e umidità dell’aria, radiazione solare, livello di umidità del suolo) e che si integrano con macchine trattrici e attuatori che svolgono le attività in maniera automatica, distribuendo ad esempio i concimi o attuando una sorta di “raccolta differenziata” delle uve in base ai dati forniti dal computer di bordo.
Tre le principali linee di sviluppo della ricerca: abbassamento dei costi delle tecnologie, sviluppo di applicazioni per dispositivi mobili, implementazione del processo di raccolta ed elaborazione dei dati.
Droni più “POPOLARI”
«È un momento chiave per l’agricoltura di precisione. L’Enac (Ente nazionale per l’aviazione civile) sta mettendo a punto un regolamento per l’utilizzo dei droni. Ma per renderli ancora più fruibili è necessario abbassare i costi: siamo perciò fortemente impegnati a sviluppare strumenti sempre più “economici”».
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