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Stabilire il legame suolo/vino attraverso analisi chimiche

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Foto tratta da Google Immagini
Piero Manna dell'Istituto per i Sistemi Agricoli e Forestali del Mediterraneo di Napoli, il 27 maggio 2015 all'Expò di Milano durante l'evento La sfida dei sistemi tecnologici: la tracciabilità della filiera vite-vino, indicherà agli ascoltatori un percorso che dal suolo, attraverso le radici e le piante di vite, giunge sino agli acini e quindi al vino.

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Un percorso che in un certo senso è lo stesso che percorrono i “marcatori” scelti per l’argomento tracciabilità, cioè gli isotopi dello Stronzio. Questi isotopi sono elementi pesanti della tavola periodica che hanno massa leggermente differente tra loro. In pratica sono forme diverse dello stesso elemento, lo Stronzio. Li ritroviamo nei suoli in un rapporto ben specifico; in parte essi vengono assorbiti dalle radici senza subire alterazioni. Li ritroviamo quindi nei tessuti della pianta, negli acini ed anche nel vino, così come sono nel suolo, vale a dire nello stesso rapporto isotopico. 

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Gli isotopi infatti restano stabili anche durante le fasi di lavorazione delle uve per l’ottenimento del vino. Questo ci consente di “legare” il vino come prodotto finito, al territorio ed ai suoli, perché sarà possibile affermare che se in un suolo è presente un certo rapporto isotopico, quello stesso rapporto lo ritroviamo nel vino. In pratica un sorta di caratteristica identificativa univoca. Oggi è molto importante per il consumatore conoscere la provenienza di un prodotto alimentare; non solo da quali uve un vino viene generato ma anche dove, in che luogo, questo avviene.

Il sistema poroso molto complesso del suolo (composto da minerali, acqua aria e materia organica) che abbraccia ed accoglie le radici delle piante instaurando con queste un mutuo equilibrio, ne influenza tutti i processi vitali.


I suoli non sono uguali dappertutto, variano molto nello spazio, variano nelle caratteristiche chimiche e fisiche e quindi variano anche i suddetti rapporti. In pratica piante identiche cresciute su suoli diversi saranno anch’esse diverse. Saranno diverse nell’aspetto ma anche nei processi che conducono alla produzione dei frutti (in questo caso gli acini che compongono i grappoli) e quindi anche il vino da essi ottenuto sarà diverso. I vini quindi “sono ciò che le viti assimilano con le radici”. Vini diversi su suoli diversi;

In questo caso quindi parliamo di “tracciabilità” non per definire il vitigno di origine di un vino, bensì per individuare in maniera univoca il luogo ed i suoli sui quali il vino è stato prodotto

Per farlo c'è bisogno di un marcatore stabile, un “tracciante” presente naturalmente nei suoli che leghi indissolubilmente i vini con i territori che li hanno prodotti;

Questo marcatore necessita di almeno due requisiti fondamentali: 
  • Deve essere in grado di discriminare diverse aree geografiche… ed in particolare diversi contesti geopedologici
  • Deve essere un vero marker della filiera (dal territorio al prodotto finale); quindi NON deve essere influenzato dal clima, dalla gestione agronomica, dalle tecniche di trasformazione e dallo stesso inquinamento ambientale.

Una delle alternative è l’analisi isotopica degli elementi pesanti (Stronzio in questo caso) generalmente presente nelle produzioni agrarie in tracce (cioè in quantità bassissime)

Lo stronzio nelle diverse forme isotopiche, non avendo un ruolo metabolico importante nelle piante viene assorbito in quantità molto basse e non subendo fenomeni di frazionamento il rapporto isotopico presente nei suoli in cui sono immerse le radici è lo stesso che ritroviamo nei tessuti delle piante, negli acini, nel mosto e nel vino. Il rapporto isotopico dello stronzio è quindi un eccellente indicatore delle aree di provenienza.

Diversi studi dimostrano che tali rapporti restano inalterati anche durante le diverse fasi tecnologiche della filiera

Il rapporto isotopico delle stronzio relativo ad una stessa area di produzione resta pressoché inalterato dal suolo al vino, nonostante il confronto venga fatto su vini prodotti con tecniche di vinificazione diverse. 

Il rapporto isotopico dello stronzio resta pressoché inalterato, dal suolo al vino, in una determinata area di produzione ma differente tra aree di produzione diverse
Il rapporto isotopico cambia tra vini provenienti dallo stesso vitigno ma con piante localizzate in aree diverse, a poche decine di metri le una dalle altre. Questo dimostra inoltre che simili marcatori possono fungere da identificativi molto specifici.


E se il rapporto isotopico venisse adoperato in etichetta come ulteriore garanzia della provenienza di un vino? Come una sorta di codice identificativo? Ad esempio: vino D.O.C.G. prodotto sulle colline XXXX; rapporto isotopico dello stronzio 0.709.

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