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Lo spazio ultima frontiera della migrazione alimentare e delle piante

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7 ottobre ore 14.30 al Padiglione dell'Unione Europea, Milano, Expo 2015

Coordinatori: Giovanni G. Vendramin, Istituto di Bioscienze e Biorisorse (IBBR, CNR) e Sveva Avveduto Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali (IRPPS, CNR).

Modera l'evento Barbara Gallavotti, giornalista scientifica.

Tra gli ospiti sarà con noi il primo astronauta italiano Franco Malerba.

"Può lo spazio rappresentare la frontiera ultima della cultura gastronomica? Potrà l’esperienza e la tecnologia dello spazio renderci disponibili bio-risorse originali e nuove discipline di loro gestione sostenibile

Ci stiamo lavorando, anche se è difficile assegnare una tempistica; alcune lezioni le abbiamo già apprese con i primi voli spaziali umani e con l’esperienza in orbita bassa. 

La stazione spaziale internazionale è un’esperienza cominciata nel 1998 e proiettata almeno fino al 2024; è attualmente abitata da almeno sei persone di diverse nazionalità e ci consente di realizzare scienza in assenza di peso e soprattutto ci insegna a vivere e lavorare nello spazio, un’esperienza indispensabile per le future basi sulla Luna e su Marte e la questione del cibo e del suo approvvigionamento è centrale per la salute e per il benessere dell’equipaggio.

Oggi la sopravvivenza della stazione dipende in modo essenziale dai rifornimenti da terra – e nell’ambito del cibo per lo spazio l’Italia si è guadagnata una posizione di primo piano. Tutti gli astronauti italiani hanno portato con sé qualche cibo italiano in occasione delle loro missioni e la recente missione “Futura” di Samantha Cristoforetti era in gran parte dedicata a “scienza e salute” al servizio degli astronauti. Ha fatto molto parlare di sé la macchina del caffè espresso, realizzata in Italia e portata a bordo della Stazione.

Mi pare evidente che – dopo il riciclaggio dell’acqua, che già sappiamo fare – la disponibilità di miniserre/bioreattori estremamente efficienti sarà il prossimo passo per produrre cibi freschi in un sistema chiuso, quale una nave spaziale. Ma per affrontare il tema dei lunghi viaggi spaziali e della basi lunari o marziane dobbiamo sconfinare nelle «tecnologie innovative suggerite dalla fantascienza» e c’è uno studio dell’ESA che porta questo titolo suggestivo. Forse dovremo «ibernare» gli astronauti, affinchè consumino meno risorse (come in 2001 Odissea nello spazio, fare ricorso all’ingegneria genetica per «terra formare» con organismi geneticamente modificati l’habitat inospitale di Marte.

Esperienza di simulazione terrestre di habitat spaziali tipo Biosphere II e Mars 500 dell’ESA rappresentano sistemi chiusi artificiali bio-rigenerativi, ove una delle sfide è proprio quella dell’adattamento, del riutilizzo e del riciclaggio sistematico di ogni rifiuto/risorsa, un approccio indispensabile per la sussistenza su basi lunari e marziane. Ma molto resta ancora da fare. Ci conforta l’idea che la sfida della navigazione nello spazio sarà anche una palestra di affinamento di tecnologie utili per lo sviluppo sostenibile anche sulla Terra."

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