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Quando l'Università andava in Campagna

by 22:28:00 0 commenti
Avreste mai immaginato che c'è stato un tempo in cui i professori universitari andavano a portare la scienza agraria ai contadini? 
Sembra una favola da "Libro Cuore" ma è la storia di questo Paese, quella che ha gettato le radici del Made in Italy agroalimentare.
Fin dagli inizi, l’agricoltura ha costituito un “sapere” tramandato principalmente per via orale di generazione in generazione. Una prima sistematizzazione, meramente descrittiva, delle pratiche e delle conoscenze in agricoltura si deve agli scrittori Romani che scrissero della res rustica: Marco Porcio Catone, Marco Terenzio Varrone, ma soprattutto Lucio Giunio Moderato Columella - il suo De re rustica in dodici libri rappresenta il primo vero testo di scienze agrarie dell’umanità - descrissero un’agricoltura intesa come cura dei campi per la produzione del cibo. Ma la trasmissione del sapere restava fondamentalmente primitiva, ossia basata sulla diffusione orale.

L’agricoltura intesa come scienza e come didattica da trasmettere attraverso modalità moderne nasce nell’Inghilterra del secolo diciassettesimo. Nel 1701 Jethro Tull (1674-1741) inventa la macchina seminatrice; Arthur Young (1741-1820) dà vita a vari esperimenti, descrivendone i risultati in un corso di agricoltura sperimentale (1770) e lascia 25 tra libri e opuscoli sull'agricoltura e 15 libri su economia politica, oltre a molti articoli. La probabile ragione di tale cambiamento risiede nella rivoluzione industriale che sottrae forza lavoro alle campagne e urge per la definizione di una più efficiente agricoltura affidata a tecnici specializzati, altamente competenti e formati per via formale cui veniva affidata la conduzione dei poderi.

Occorre attendere il XIX secolo, però, affinché alla produzione ci cibo si applichino i paradigmi che regolano il sistema industriale. Questo momento segna la nascita dell’agroindustria. In Italia, questa vera e propria rivoluzione inizia dal Nord, in quello che fu il Ducato di Parma e Piacenza. Grazie alla consolidata tradizione del Ducato di valorizzazione di alcuni prodotti agroalimentari, nella seconda metà del XIX secolo divenne evidente che esisteva una complementarietà tra agricoltura e industria. Quindi si rendeva necessario diffondere tra gli agricoltori, soprattutto quelli più piccoli, una conoscenza scientifica della produzione primaria di qualità, quella più adatta alla commercializzazione.

Nascono così le "Cattedre Ambulanti di Agricoltura". La prima nasce a Ascoli Piceno nel 1863, e dopo di questa ne nascono molte, soprattutto nel Nord Italia. Ne Sud del dopo unificazione occorre attendere i primi del 1900 ma con risultati decisamente inferiori a quelli delle cattedre del Nord, un gap che non verrà colmato per decenni, e forse ancora non lo è. Un famoso Professore di cattedra ambulante fu Nazareno Strampelli, il padre delle varietà di frumento che prima della seconda guerra mondiale resero l'Italia autosufficiente per la produzione di grano. Il suo nome resta legato a una varietà di frumento duro che da oltre 80 anni è ancora molto apprezzata: il Senatore Cappelli.

La trasmissione capillare delle conoscenze scientifiche in agricoltura avvenne anche attraverso una serie di strutture alcune sostenute dalla mano pubblica, come i Comizi Agrari, altre da quella privata. In particolare la Federconsorzi, che riuniva una serie di consorzi di produzione, nei decenni fra le due guerre mondiali si impegnò fortemente a diffondere fino gli ultimi avanzamenti della scienza agraria, anche attraverso una serie di opuscoli che riportavano in dettaglio le migliori pratiche per una produzione qualitativamente avanzata massimizzando il reddito degli agricoltori. Tipica di questi opuscoli è l'analisi comparativa delle pratiche tradizionali e di quelle scientificamente avanzate spinta fino alla valutazione economica di dettaglio. 

Oggi, si sente la mancanza di questo tipo di iniziative e spesso gli agricoltori, soprattutto quelli piccoli e medi, vengono lasciati in balia di mode, di dicerie e dei messaggi commerciali dei vari produttori. L'esperienza estremamente positiva delle cattedre ambulanti, dei comizi agrari e degli opuscoli della federconsorzi sta a dimostrare che non esiste produzione di qualità senza un adeguato apporto di conoscenze scientifiche e aggiornate. In un Paese in cui la tradizione è un valore aggiunto questo può apparire un ossimoro. In realtà la vera sfida è innovare la tradizione arricchendola di scienza. 

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